Siamo rimasti per tre mesi quasi a parlare unicamente d’altro. Giustamente.
Prima avevamo paura. Poi rabbia.
Poi abbiamo timidamente messo il naso fuori.
Poi abbiamo ripreso a lavorare.
Adesso stiamo correndo, ma non siamo su una pista di atletica. Siamo in una giungla e ciascuno segue una direzione sperando sai quella buona.
In una parola: molti, troppi imprenditori si stanno muovendo random, a caso.
Specie quando parliamo di colazione.
Da una parte c’è lui, il cliente, che ha mutato il suo comportamento: per comprenderlo in questa sua nuova fase occorrerà diverso tempo…. Durante il quale comunque occorrerà sempre fornirgli un servizio accurato.
A mancare è, in molti imprenditori del bar, la capacità di pianificare.
Questi primissimi giorni di apertura dovrebbero servire a tarare il sentiment delle persone e le loro azioni:
-quante brioche acquistano?
-Quanti caffè?
-Chi si siede al tavolino? Cosa ordina?
-Che passa per l’aperitivo? Cosa sceglie?
-Quanti menù usa e getta vengono utilizzati?
-Quanti igienizzanti per le mani consumati?
Sino alla prossima settimana sarà consentito finire le brioche alle 9, sbagliare il menù del pranzo, ritrovarsi con le tovagliette stampate ridondanti e purtroppo buttarle.
Poi no, finiti gli sprechi, finiti i disservizi.
A giugno occorre essere assolutamente pronti e svegli e attenti. Perché tutti sono stati sì fermi, ma di sicuro non hanno disimparato a lavorare!
Quindi forza e animo: hai tutti gli strumenti per fare un lavoro di eccellenza. Se ti occorre una consulenza specifica, oppure un prodotto, sai che i miei team di Ristopiù sono sempre a tua disposizione.
Vorrei chiudere una questione che mi ha fatto molto pensare: tutti hanno riaperto lunedì, mercoledì già i giornali titolavano di aumenti spropositati proprio nei bar. Di città in cui, addirittura, 50 imprenditori hanno fatto cartello per vendere il caffè a 1,20 euro.
Io dico: è vero, tutti abbiamo il fiato cortissimo. È vero, gli aumenti ci fanno stra-comodo.
Ma era proprio il caso di iniziarli subito?
Quando ancora i clienti non sono nemmeno rientrati nel locale?
Chi ha scelto questa strada non ha agito in maniera accorta: ha fatto prevalere il suo egoismo alla customer experience. E non tutti i clienti capiranno questa sua strategia.
Molti diranno: “Ho fatto a meno del caffè, posso continuare” e non entreranno più in quel bar, preferendone uno considerato più onesto.
Per questo ti ripeto: oltre a pianificare, a studiare… immagina le conseguenze delle tuo scelte. E se non riesci a vederle con chiarezza, non fare di testa tua, contatta chi ti può aiutare.
I clienti sono l’unico bene preziosissimo che hai. Conquistarne di nuovi è difficilissimo… tanto vale mantenere contenti quelli che già si possiedono. E proporre, in questo caso, un aumento, solo quando il bar sta andando a gonfie vele e il clima si è rasserenato.
Vedi, il problema non sono i 20 centesimi di aumento: il problema è il gesto simbolico fortemente negativo.
Lavoriamo sempre per il bene dei nostri clienti.
Questo significa essere imprenditori.
Altrimenti diventiamo dei tristi venditori… e per la semplice vendita… tanto vale usare il distributore automatico e bersi un buon caffè di marca a 0,50 centesimi.