Sono rimasto molto colpito, qualche settimana fa, da un fatto capitato in una rinomata pizzeria di una località turistica lombarda.
La metà dei clienti era straniera (tedesca, americani, olandesi) e anche su di età (con l’inizio della scuola le famiglie con figli giovani “scompaiono” per lasciar posto a persone più adulte).
Il signore al mio fianco, certamente nordeuropeo, sull’ottantina, stava mangiando – anche se, appunto, in pizzeria – un riso in bianco.
Mi si è accesa la classica lampadina, ho fatto 2+2+2 e mi è venuta la tremarella.
Non è che, noi tutti imprenditori dell’Horeca, ci siamo dimenticati di una fetta importante della popolazione, vero?
E lo sappiamo che i dati italiani sull’invecchiamento son ben più “da urlo” rispetto a tutti gli altri del Vecchio Continente?
Quindi parliamo di un numero impressionante di persone?
Ci ricordiamo che Eurostat sancisce che: “Il 35% degli italiani nel 2017 ha più di 65 anni. Il 9% degli over 65 intervistati (uno su dieci) ha difficoltà a vedere, il 19% (uno su quattro) a sentire, il 35% (uno su 3) a camminare per più di 500 metri, e sempre uno su tre non riesce a salire o scendere una rampa di scale”?
Ce ne ricordiamo, vero, ogni volta che proponiamo una carne dura come un martello, una lasagna grassa da far paura, un dolce che fa schizzare gli zuccheri nel sangue in maniera vertiginosa?
Ci ricordiamo che queste persone hanno bisogno di maggiore tempo per leggere il menù, per comprendere le portate? Che sono tradizionaliste, dunque non ordineranno mai la tempura, o il seitan?
Ci ricordiamo che hanno un regime alimentare più tranquillo e mediamente più sano?
Se ce lo ricordiamo… siamo salvi.
Se non ce lo ricordiamo… da adesso in poi non dobbiamo più perdere di vista questo nostro cliente, magari più silenzioso degli altri, abitudinario, che però rappresenta l’ossatura del business.
Fai benissimo a trastullare il target giovane con le novità del momento; la mamma con le brioche vegane da proporre ai figli; i lavoratori con nuovi aperitivi di tendenza.
Va tutto benissimo, ma ingloba, nella tua offerta, anche ciò che potrebbe essere perfetto per tuo padre, tua madre o i tuoi nonni.
Attenzione: potrebbe anche trattarsi di clienti alto-spendenti, innamorati della vita a modo loro, ovvero compatibilmente con ciò che la vita e la salute riservano loro.
Con questo voglio dire che non devi proporre cibi da casa di riposo, né atteggiamenti pietistici. Dai il meglio, e che sia compatibile e soddisfacente anche per chi non è più giovanissimo.
Se mi posso permettere, ti suggerisco anche di tenere uno o due piatti nel menù che possano essere appealing per questo target. Mi riferisco ai classici della tradizione italiana, come le lasagne al forno e il tiramisù, o la pasta al pomodoro e il budino, in modo che anche loro trovino varietà e soddisfazione nelle portate che ordinano.
Un’ultima cosa.
Ogni volta che metti in campo una strategia – di vendita, di marketing, Social – devi figurativamente abbracciare tutti i tuoi target e trovare una sintonia. Non solo, sapendo che magari i giovani frequenteranno Facebook, mentre gli adulti leggeranno ancora il menù, dovrai fare in modo che le informazioni che diffondi siano coordinate e tra loro coerenti.
Stessi orari di apertura, stessi contenuti, stesso livello di servizio: solo, tutto raccontati in tanti modi quanti sono i tuoi target.
Difficile?
Non credo, già adesso prepari il caffè in un modo per il cliente delle 6 e il caffè in un altro modo per il cliente che arriva a metà mattina.
Devi solo avere l’occhio sempre ben allenato e non trascurare nessuno.
Men che meno le categorie che la società considera “deboli”.
Come servi al meglio il target dei senior?
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