Politica commerciale di Trump: cosa attendersi?

Siccome non viviamo, noi italiani, in una teca di vetro, ma in un mondo globalizzato, è bene che iniziamo a indagare quale impatto avrà la nuova presidenza Trump sul nostro futuro e sulla nostra economia.

Inutile nascondersi dietro un dito: siamo assediati da ogni lato, tanto vale conoscere i nemici (anche presunti amici) per poter poi, facendo fronte comune tra noi, adottare le giuste strategie.

Una delle caratteristiche più marcate della presidenza Trump, come abbiamo già avuto modo di scrivere qualche settimana fa, è il protezionismo economico, che ha il potenziale di ristrutturare gli equilibri del commercio globale, influenzando non solo le esportazioni italiane ma anche le dinamiche di approvvigionamento e distribuzione a livello internazionale.

Sebbene gli imprenditori italiani non siano direttamente coinvolti nell’esportazione di prodotti verso gli Stati Uniti, molti di loro si trovano ad affrontare l’importazione di prodotti dall’estero, inclusi quelli americani. Le politiche economiche adottate dagli Stati Uniti avranno quindi effetti indiretti sulle operazioni di importazione e distribuzione in Italia.

Protezionismo e i suoi effetti sull’importazione

Il protezionismo, caratteristica distintiva della presidenza Trump, potrebbe portare all’introduzione di dazi doganali più elevati su una varietà di beni importati. Se nel precedente mandato presidenziale la “guerra commerciale” con Paesi come la Cina ha avuto ampie ripercussioni sui mercati internazionali, anche l’Europa non è rimasta immune dalle politiche di Trump. Per gli imprenditori come noi questo significa che, seppur non esportiamo direttamente negli Stati Uniti, alcune categorie di prodotti alimentari e bevande importati da altri Paesi potrebbero subire aumenti dei costi. I dazi potrebbero renderli meno competitivi, incidendo sui margini di guadagno e aumentando i costi operativi.

Tuttavia, la protezione dei settori produttivi interni negli Stati Uniti potrebbe anche favorire l’importazione di prodotti che non vengono realizzati localmente. Ad esempio, il vino, l’olio d’oliva, i formaggi e la pasta, che sono tra i prodotti più richiesti nei mercati statunitensi, potrebbero beneficiare di dazi più favorevoli rispetto a quelli provenienti da altri Paesi. Di conseguenza, i grossisti italiani dovranno monitorare attentamente la politica commerciale degli Stati Uniti per essere pronti a adattare la propria strategia di approvvigionamento e importazione.

Come possiamo prepararci?

È ovvio: non possiamo certamente influire direttamente sulle politiche commerciali estere… ma possiamo adottare comunque delle misure per prepararci alle eventuali sfide derivanti da una politica protezionista. Ecco qualche esempio…

L’importazione di prodotti da una varietà di Paesi, diversificando quindi i fornitori, può ridurre la dipendenza da un mercato estero, come quello americano, e mitigare i rischi legati all’introduzione di dazi.

Poiché la politica commerciale degli Stati Uniti potrebbe continuare a cambiare, è fondamentale che monitoriamo attentamente le modifiche alle tariffe doganali e agli accordi commerciali. Il rafforzamento di queste politiche potrebbe aumentare i costi di importazione di alcuni prodotti. Allo stesso tempo, la riduzione di dazi su alcuni articoli potrebbe rappresentare un’opportunità da sfruttare. Dobbiamo tenerci pronti a rinegoziare accordi o cambiare fornitori, qualora necessario, per evitare di subire impatti negativi.

Dobbiamo altresì continuare a enfatizzare la qualità dei prodotti importati e il marchio Made in Italy, cercando di giustificare eventuali incrementi dei prezzi dovuti ai costi di importazione più elevati. Il “Made in Italy” è un marchio di valore che può continuare a distinguere i prodotti italiani sul mercato. Investire in strategie di marketing che raccontino la storia e l’autenticità dei prodotti può aiutare a mantenere la fedeltà dei clienti, anche in un contesto di aumento dei costi.

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