Le notizie di questi giorni sono abbastanza sconcertanti: il prezzo del latte è impazzito.
Questo prodotto è un simbolo fortissimo, nella mente del consumatore. Si trova nelle case di tutti gli italiani, viene consumato quotidianamente, è amato dai bambini.
Il settore lattiero è però nella tempesta e, come spiega un articolo de Il Corriere della Sera che qui riporto a stralci, le previsioni non sono buone per nessuno, né per i produttori, né per i consumatori.
Ecco i dati nudi e crudi.
“Secondo il Codacons un litro di latte Uht costa almeno il 19% in più rispetto all’anno scorso e già a settembre Granarolo e Lactalis avvertivano di un possibile rialzo dei prezzi a 2 euro al litro entro le fine del 2022”.
Ti ricordo, se non sei avvezzo a questo mercato, che sino a pochi mesi fa un litro di latte si poteva acquistare in promozione anche a 80 centesimi al litro…
I rincari non sono ingiustificati. A quanto pare: “Il lattiero caseario è tra i settori più tartassati dall’inflazione: in 9 mesi il costo dell’energia elettrica è salito del 275%, il gas del 286% e il mais per i mangimi dei bovini del 41%”.
Ma non è finita qui.
È tutta la filiera, a monte, a subire questo disastro… “La stessa Coldiretti denuncia come a causa del caro bollette quasi una stalla su dieci (9%) è a rischio chiusura”.
E non si può dare nemmeno la colpa ai produttori, dato che: “Scrivevano poi a settembre Granarolo e Lactalis: «Nonostante entrambe le aziende abbiano assorbito autonomamente un’inflazione che oscilla tra il 25% e il 30%, dalla primavera il prezzo del latte per il consumatore è cresciuto raggiungendo gli 1,75/1,80 euro al litro (dato Nielsen) e potrebbe aumentare ulteriormente entro dicembre 2022»”.
Quindi, accidenti, di chi è la colpa?
Di nessuno.
E chi paga questi rincari? Paradossalmente il consumatore finale e l’allevatore. Al punto che l’azienda Latte Trento, proprio a causa dei rincari, ha bloccato la produzione di Trentingrana!
Ecco il paradosso che ci avevano preannunciato e che ancora i nostri politici non hanno ben capito.
Le aziende sono a rischio reale chiusura!
Non perché si sia abbassata la domanda, ma perché produrre, in questo caso formaggio, non è più conveniente e remunerativo. Tanto vale chiudere e attendere che passi la tempesta.
Noi distributori siamo nel mezzo di questa assurda situazione che pochi hanno compreso realmente nella sua gravità. Ci barcameniamo tra aumenti progressivi sperando che i nostri clienti a valle riescano ad assorbirli.
Facciamo finta di niente e non guardiamo al prossimo mese o alla metà del 2023.
In modo scaramantico speriamo che qualche divinità scenda sulla Terra a dare una mano… tutto molto irrazionale, ma i conti non lo sono. Sono spietati, e ogni mattina ci attendono.
Che fare?
Io inizierei a leggere un po’ di più gli articoli di economia, a tenere sotto controllo l’andamento dei mercati e a fidarmi dei veri esperti. Non funziona per il fatturato di oggi, ma di sicuro la buona preparazione funziona per farmi restare attivo e proattivo.
Hai bisogno di nuove idee per gestire il momento? Scrivi a mit@ristopiulombardia.it, ti darò una mano io!
Nonostante tutto, sempre positivi, sempre sul pezzo, sempre pronti a cambiare per migliorare… così fa un vero imprenditore illuminato!