Da uno scontrino verrai giudicato…

 

Durante l’estate, più volte escono sui giornali articoli di cronaca che raccontano di come turisti, spesso stranieri, vengano “gabbati” da ristoratori e baristi italiani che fanno pagare le consumazioni a peso d’oro. Scattano le denunce, tutti corrono ai ripari per non rovinare la reputation di un’intera città.

Io do ragione ai turisti, ai giornalisti, a chi si occupa della reputation.

E mi rivolgo ai miei adorati clienti, gli imprenditori dei bar e dei ristoranti.

Vi chiedo, anzi, chiedo proprio a te che stai leggendo.

-Se i tuoi prezzi dipendono unicamente dal luogo in cui è ubicato il tuo locale (che so, Camogli),

-se non hai problemi di approvvigionamento (se gestisci un rifugio a 3000 metri sei escluso da questo tema),

-se, proprio per il fatto di essere ubicato in un luogo splendido, non ti interessa il tipo di prodotto e servizio che proponi, ma unicamente il cassetto pieno a fine giornata

stai sbagliando clamorosamente strategia.

Da tutti i punti di vista.

Non devi fare altro che attendere che un tuo cliente parli male di te sui Social e la tua reputazione va a finire sotto i piedi.

Non è così che funziona, una gestione oculata di un esercizio commerciale. Funzionava un tempo? Non importa, ora non più.

Se hai il bar a Cortina, sul lungolago a Como, nella piazza principale di Rimini, il tuo intento deve essere quello di fornire un servizio a cinque stelle.

Dopo, ma solo dopo potrai ragionare sul prezzo.

Mettiamola in questo modo: non puoi fare pagare unicamente lo spettacolo paesaggistico che il cliente apprezza stando seduto su un tuo tavolino.

Tu devi ragionare come se il cliente avesse gli occhi bendati e fosse lì solo per gustare un caffè eccellente, una insalata eccellente, il tutto servito in modo attento da un cameriere educato e sorridente.

Se l’experience che avrai creato sarà di livello, allora la variabile del prezzo passerà in secondo piano.

Se l’esperience sarà terribile, verrai pizzicato, e punito, proprio per il prezzo assurdo che avrai osato proporre.

Ancora mi chiedo per quale motivo gli imprenditori tuoi colleghi non abbiano compreso questa strategia e si ostinino a far pagare un’iniqua tassa privata sulla bellezza del luogo. Questo atteggiamento è irritante e per niente produttivo.

Lavora sulla qualità delle materie prime che scegli, sulle ricette, sulla presentazione del menù: i clienti saranno felici e allora sì, solo in quel momento, saranno ben contenti di spendere un po’ di più… avendo consumato il cibo in un luogo da favola.

Insomma, cambia le tue priorità.

Sii flessibile, ma anche e soprattutto furbo!

Non approfittarti del tuo cliente, tu hai bisogno di lui… non lui di te.

Se non credi a quanto sto dicendo, ti propongo di andare a fare un giro su Tripadvisor, scegli una qualunque località italiana molto amata dai turisti e poi studia: screma il 30% delle recensioni troppo belle e troppo brutte. Le restanti sono sicuramente reali.

Ora chiediti: quanti si lamentano del prezzo?

Quanti, invece, confermano di essersi trovati benissimo e di aver pagato “il giusto”?

Ecco, il giusto deve essere il tuo obiettivo.

Un giusto reale, sia per il cliente che per te, che riesci a marginare in modo da poter continuare a lavorare con soddisfazione.

Un’ultima indicazione: attenzione soprattutto a caffè, cappuccino, bottiglietta di acqua minerale. I clienti ti giudicheranno sui “fondamentali”, e su questi non puoi proprio sbagliare.

 

Ti è mai capitato di ricevere osservazioni positive sul tuo rapporto qualità-prezzo?

Le vuoi raccontare? Scrivile di seguito, aiutami a costruire la community dell’Horeca!

 

 

 

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